Lil Lotus – Nosebleeder [RECENSIONE]

Oggi esce il secondo album dell’artista -se devo essere onesta al 100% pure il mio preferito- di casa Epitaph Lil Lotus, che i più bravi e fortunati di voi hanno visto con me al SummerSad Fest (nel caso te lo sei perso, qui trovi il report del festival, mentre qui trovi qualche video dell’esibizione).

La prima volta che ho sentito Lil Lotus era il 2018, all’interno di “Dont take me for Pommegranade” degli I Set My Friends on Fire (anche loro furono a lungo con Epitaph) – per poi ricomparire nell’EP “online now”, sempre degli ISMFOF due anni dopo nel 2020 – con la sua interpretazione di Things that Rhyme with Orange con Matt, ha deciso di prendere prepotentemente uno dei miei posti di artista preferito in assoluto: quindi si, è una recensione onesta ma di parte.

Foto Credit: Rowan Daly

Forse uno degli album che (sempre personalmente) ho aspettato più di tutti nell’ultimo anno, 14 canzoni per quasi 40 minuti di musica – 5 dei quali sono già stati rilasciati durante l’anno su Spotify – altri invece che, se siete venuti al SummerSad Fest, avete sicuramente sentito in anteprima 😉

Un album che riconferma nuovamente la capacità di Lil Lotus di viaggiare nel tempo e impossessarsi di generi musicali che non sono vecchi, ma che sicuramente negli ultimi anni non hanno poi avuto tutta questa attenzione mainstream in generale.

Ma andiamo con ordine, partendo dal primo brano di questo album: blame me for everything ft. Mod Sun

Non solo una collaborazione tra due artisti, ma una collaborazione tra due amici, più volte ribadita sui palchi (tra i quali anche quello del Magnolia a giugno), che unisce forse due delle figure più forti della scena americana, blame me for everything è la traccia di apertura per questo l’album, ed è composta come molte delle canzoni che più mi hanno colpito di Lil Lotus: una composizione musicale relativamente semplice, ma prodotta da Dio ma che prende veramente forma e melodia quando le voci entrano nel brano, il tipico pezzo che spari a tutto volume nella macchina con gli amici proprio mentre vai a un suo concerto.
Poi onestamente scalda il cuore il reciproco rispetto tra amici e artisti, che si ospitano più volte sul palco ai vicenda.

how’s it feel to feel nothing – secondo brano di questo album, a differenza del brano di apertura prende da subito una piega molto più Emo metà 2000: da subito mi ha ricordato moltissimo canzoni dei Silverstein, degli Alesana, dei From First to Last (e grazia al ca: Lotus è anche voce (o è stato?) degli If I Die First, in pratica i From First to Last senza Skrillex). Linea vocale super mega iper melodica, un accenno di scream: semmai dovessi avere ancora 13 anni e il cuore distrutto dalla prima crush, questo pezzo sarebbe l’inno di casa mia.

nosebleeder, primo brano presentato nel release del 26 settembre di quest’anno, spettacolare anche qui la piccola aggiunta di scream nel ritornello per un pezzo che suona in ogni caso abbastanza allegro e che comunque è un banger assicurato sicuramente live.

stockholm syndrome feat. sace6, uno dei migliori amici di Lotus, lo avete sicuramente sentito live a Giugno all’unica data italiana di Lil Lotus per il 2023, che unisce due voci decisamente sopra la media. Un altro brano molto emo, ben orchestrato e moderno, che è da esempio a quello che dovrebbe essere la musica emo oggi.
E poi dai pure loro quanto sono presi bene live.

Anche per what a time to be alive abbiamo un carico incredibile di feels se siete cresciuti a Silverstein e Sense Fail

Daddy’s got a problem they can make it go away
Just listen to the words they say
And go throw out the bottles
Said it takes the pain away
At this point it’s just a waiting game
He’ll call you tomorrow
And tell you in a different way
How nothing’s really gonna change
The whole world’s in attendance
Are you even listening
Are you even listening

Cantato con una tale leggerezza che ti prende come un pugno in pancia e rimane pesante sul petto dell’ascoltatore come il tetto di una casa.

ghost, feat. Alexis Munroe, seconda collaborazione con un artista donna (alla prima ci arriviamo dopo, ora non ha senso ma dopo lo avrà) ha una scelta super azzeccata per il feat., ritornello super catchy, che un po’ ti rimanda automaticamente ai meme di quando canti sia la parte maschile che femminile di If it Means a Lot to You degli ADTR, però oh quando una canzone è bella te la vuoi anche cantare tutta.

missouri è così:

Misery married company
No he’s all alone
She was drowning in kerosene
He got lost in the smoke

millionaire con kennedyxoxo era già uscita come uno dei singoli di lancio, un affondo nell’hyperpop senza togliere mai personale componente della voce di Lotus a cavallo tra pop-punk ed emo 2000.
Tra l’altro andando a vedere chi sia kennedyxoxo è relativamente un “emergente” con circa 15’000 ascoltatori mensile (che ovviamente ci auguriamo diventino presto milioni), quindi si possono solo fare i big props per aver probabilmente scelto un emergente / artista senza i milioni di ascolti perché c’è davvero un apprezzamento reciproco tra gli artisti, piuttosto che il feat facile con qualcuno di stra famoso.

she’s a vampire è un altro dei brani che era già stato lanciato negli scorsi mesi sulle piattaforme online di streaming, uscito a tema proprio poco prima di Halloween prendendo di diritto posto nelle playlist pop-punk di Halloween.

hally’s comet è un altro di quei brani che da subito mi ha fortemente colpito: è esattamente quel tipo di canzone che si merita anche la versione acustica.
Pezzo che sicuramente live, con il pubblico giusto può dare i brividi.

play dead è un altro brano carico delle vibes emo già ripetute prima, dalla composizione musicale all’uso ripetuto dello scream dando veramente il meglio di se e riconfermando per l’ennesima volta per tutti noi: it wasnt a phase mom.

everything you hate about me è un buon pezzo, però non mi ha trasmesso nulla di speciale come tutti gli altri pezzi in questo album: no hate, però mi tocca anche dire questo ogni tanto.

when life gives you lemon con Sophie Powers in teoria è il primo feat. femminile dell’album, perché è uscito già il 22 giugno di quest’anno, ed ultimo dei 5 brani già usciti in precedenza al rilascio dell’album.

shooting star è il brano di chiusura dell’album e probabilmente uno dei più belli, con chitarre molte midwest e il giusto quantitativo di scream, che si distacca totalmente da il solito pop-punk e splende di una luce propria. Come un regalo divino, alla fine, quando meno te lo aspetti.

L’attesa dell’album è stata ripagata e nonostante un pezzo che (sempre personalmente) non mi ha colpito molto trovo brani come shooting star, what a time to be alive e how’s feel to feel nothing tra i più belli dell’album e anche di tutti i brani che Lil Lotus ha rilasciato negli anni, andando a evolversi esattamente dove molti se lo aspettavano e soprattutto se lo auguravano visto l’inattività degli If I Die First (Che fate? Ci siete? Quando fate un altro album? Pf. fatemi sapere nel caso leggete questo articolo grazie di cuore). Una crescita artistica, sicuramente non inaspettata ma tanto attesa.

Potete ascoltare l’album su tutte le piattaforme di streaming online

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