SADremo: la polemica è servita.

La Sad va a Sanremo rendendolo SADremo e in un attimo tutta la visibilità che avrebbe dovuto esserci per la musica negli anni della loro crescita arriva (secondo noi ingiustamente) per polemizzare i testi e gli atteggiamenti del gruppo (un grazie di cuore a Nicolò de La Sindrome di Peter Punk per l’input e per essersi schierato dalla parte dei ragazzi, essendo per chi scrive personalmente una figura di riferimento all’interno della scena oltre a un veterano del genere)

Dove abbiamo (ri)cominciato più o meno tutti.

Dai puristi del Punk al Codacons abbiamo tutti i cliché per dare in pasto senza riflessione alla pancia del popolo tre ragazzi che sono riusciti a riportare in auge un genere in Italia, il pop punk, che siamo onesti ce lo cagavamo quasi solo noi che lo ascoltiamo da quasi 20 anni, arrivando a moltissimi giovani, facendogli scoprire qualcosa di nuovo, di diverso da quello che la scena offre nel mainstream.
Perché si, il pop punk esiste da tantissimi anni, ma siamo onesti: nonostante sia tornato di moda, avrebbe avuto davvero lo stesso successo anche qui senza la Sad? Secondo noi mica così tanto.

Nessuno qui accusa nessun’altro che “prima della Sad non ascoltavi pop-punk gne gne gne” – ma allo stesso modo siamo disposti a scommettere l’intera piattaforma che il loro modo di fare ha convinto una quantitativo enorme di ragazzini a prendere in mano un microfono o una chitarra: e tutto ciò ancora prima di Sanremo.

I puristi del Punk si possono sistemare in poche frasi:
La Sad è punk? No.
La Sad fa un sottogenere del punk con sonorità simili che potrebbero potenzialmente portare un interesse generale a questa musica, che poi si divide in un miriade di sottogeneri adatti a ogni gusto e arricchiare di veramente tantissime persone questa cultura musicale? Si.

Non sia mai che altra plebaglia venga a conoscenza del genere puro tramite qualche gruppo di poser, vero elitisti? Meglio rimanere in 4 gatti e lamentarci che non c’è più il punk di una volta, piuttosto che aprirsi e far conoscere la propria realtà in un modo più genuino.

Tralasciando questo piccolo sfogo che però scusate ma sono passati 18 anni da quando queste pippe da elitisti mi venivano già servite in seconda media perché “i bLiNk nOn sOnO vErAmEnTe pUnK” detto da un fan Sex Pistols (e niente fa già ridere così), passiamo ora alla polemica più pesante e che forse ha veramente un peso riguardo la presenza dei ragazzi a SADremo: il Codacons.

Risultato qualsiasi su Google se cerchi La Sad Sanremo

Una polemica quella del Codacons rilegata quasi esclusivamente ai social: abbiamo girato mezz’ora sul loro sito ufficiale cercando qualsiasi comunicato inerente Sanremo o La Sad senza successo (quindi se lo trovate voi per favore linkatemelo per email perché noi proprio non lo abbiamo trovato da https://codacons.it/)

Non per nulla i Social sono il posto dove puoi trovare più riscontro mediatico per la visibilità, così come è stato negli scorsi anni per la battaglia Fedez vs. Codacons: alla fine saltare sul vagone del più famoso ti porta sempre visibilità.

Accusati da parte del Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori sono, in particolare, i testi del gruppo:

«Un Paese che si commuove per Giulia Cecchettin non può applaudire brani (‘Ma tu sei peggio della coca, sei una tr**’, e ‘ti sco**** solo per strapparti il cuore’, per citarne due tra tanti) offensivi nei confronti delle donne e caratterizzati da una esaltazione costante di violenza e misoginia.
Non si capisce allora la ragione che ha spinto la Rai e Amadeus a scegliere proprio questo trio, visti i testi decisamente inappropriati, in un momento in cui tutte le energie dovrebbero essere unite nella battaglia contro la violenza di genere: una scelta sbagliata cui, in assenza di una retromarcia immediata, farà seguito la denuncia delle due Associazioni»

Una polemica che non ha colpito solo La Sad recentemente ma anche altri artisti della scena Rap (esempio palese e attuale, Emis Killa che si è visto annullare il concerto la sera di capodanno perché alcuni suoi testi relativamente vecchi raccontavano di violenza sulle donne) dimenticando un concetto relativamente grosso e importante dello show business: lo show.
Come fatto notare giustamente da Emis Killa nelle sue stories poco dopo l’accaduto, «Nel rap esiste lo story telling, ossia rappresentare una storia in rima», ma questo concetto si applica a ogni aspetto dello show business, oltre che a ogni genere musicale.

Un lavoro nel mondo dello spettacolo senza ovviamente togliere l’amore e la passione per quello che fai – perché sarebbe giusto anche ricordare che la gente lo fa per lavoro, oltre che per passione, deve anche essere capace di pagarsi lo stipendio e in tantissimi casi stipendiare altri collaboratori – ti può portare a dire e fare cose che, ovviamente nella tua persona reale, non sei e non fai: nel senso, sarebbe credibile dire che Edward Norton incita al nazismo in quanto è bravissimo in American History X? Possiamo dire che i produttori di suddetto film incitano e applaudono il nazismo visto come dimostrano apertamente in modo crudo suddette scene? No, ovviamente no, ma perché si tratta di raccontare una storia con dei fatti inventati.
Si abbiamo fatto un esempio decisamente pesante, però dovrebbe accendere qualcosa.

Troviamo che sia stupendo vivere in un era dove siamo estremamente coscienti del rispetto che bisognerebbe avere per ogni vita su questa terra: allo stesso modo dovremmo essere abbastanza intelligenti da doverci tutti rendere conto di quale è la realtà e quale è la finzione: la realtà è che la violenza sulle donne esiste, e la finzione è voler incolpare esclusivamente lo show business di esserne responsabile, perché a quanto pare l’educazione e l’intelletto di una persona la si rifila più volentieri ai media privati che alle istituzioni, alle scuole o alle famiglie (“se tuo figli spaccia è colpa di Sfera Ebbasta“).

Questa in realtà non è affatto semplice da spiegare come la pensiamo, però ci proviamo così:
I Media e lo Show Business sono in parte responsabili di questa violenza? Si, in parte da sempre: ma questa è da spiegare più lunga*.
Sono gli unici responsabili? No, assolutamente no.

*La spiegazione più lunga può essere che si, certamente, nella parte di story telling nella musica e nelle canzoni, si possono affrontare scena che descrivono violenza, motivate da una spiegazione e un contesto, quindi, se vogliamo, possono essere “giustificate”.
Allo stesso tempo nello show business non c’è solo la parte di musica e canzoni, ma anche per esempio la TV, dove per anni si è potuto tranquillamente trovare le Veline, sempre belle e perfette, che seguono standard perfetti di bellezza decisi da non si sa bene chi, che vengono oggettificate per il loro corpo e che al fine del programma non hanno alcuna valenza. O qualsiasi fiera di moto, dove sulla moto ci devi mettere la ragazza perfetta e stupenda perché un pelo ti figa tira più di un carro di  Ducati Panigale V4 R, però ci vorrebbe anche l’onesta di dirlo.

Che ne se parli bene o che se ne parli male l’importante è che se ne parli, a due mesi dall’inizio del festival se ne parla già così tanto ci tocca a tutti fare scorta di pop corn e goderci il fantastico spettacolo che è internet.

Fateci sapere se pensate che abbiamo scritto delle cavolate o se la pensate in un modo diverso o avete qualsiasi altra considerazione!

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