Between You & Me – Sh!t Yeah [Recensione]

I Between You & Me arrivano al loro primo lavoro da (neo)indipendenti, un EP di sei tracce intitolato Sh!t Yeah. Che probabilmente è l’espressione che hanno urlato dopo essersi finalmente liberati da Hopeless Records. Sono infatti passati otto anni dall’unico altro lavoro self-released, l’EP Paper Thin (che per la cronaca conteneva una mina del calibro di Trees in the Winter, a mani basse tra i migliori prodotti del primo revival pop punk).

In mezzo i due album Everything is Temporary (2018) e Armageddon (2021), entrambi pubblicati appunto sotto Hopeless. I BYAM non hanno mai nascosto l’insoddisfazione per il recente trattamento ricevuto dalla label statunitense (attenzione e cura nella promozione dell’ultimo disco – che era un bel disco, a differenza di certe release che l’etichetta aveva deciso di supportare – pari a zero).

In Armageddon la band australiana aveva dimostrato di appartenere ancora alla galassia pop punk, ma di non rientrare più nell’etichetta generic: di fronte al rischio sempre incombente della convenzionalità il quintetto era riuscito a farsi strada senza scadere nella banalità.
A confronto, Sh!t Yeah prosegue certi accenni di sperimentalismo, ma pare essere ancora più libero.

Apre l’EP Kill My Vibe, featuring con nientemeno che i Knuckle Puck. Azzeccatissimo, anche se non è troppo scontato: è vero che se vai a chiamare un artista di quel calibro è difficile sbagliare, ma vero anche che l’ultimo album della band di Chicago era un po’ anonimo. In the Middle prosegue sulla stessa linea, lasciando hype e godibilità sempre sopra l’asticella. E soprattutto, rimanendo in territorio pop punk.

Atmosfere più chill, tendenti al pop rock, intervengono in Nevermind, che resta una
bella canzone anche se non regge il confronto con le due in apertura. Il sound adottato
è maggiormente radio-friendly (di fatto come la maggior parte delle canzoni che
trovavamo nello scorso disco). Every Morning è un pezzo che vira sul power pop, con
influenze che verrebbe quasi da ricondurre al country (e che il country boy nostrano
apprezzerebbe).


Traiettoria simile segue YEAH!, che nel complesso finisce per essere un pezzo
abbastanza ripetitivo e con un ritornello scialbo.

Non si discosta da questa tendenza nemmeno Sad Songs, che conclude privandoci definitivamente delle speranze che avevamo riposto all’inizio dell’ascolto del disco.

Insomma, da quanto proposto all’inizio di Sh!t Yeah i BYAM potevano fare il disco dell’anno e invece si sono limitati a fare un bell’EP.

Noi ci accontentiamo, eh, anzi.
Certo non ci aspettavamo che nel 2024 replicassero l’iconicità di brani come Cavalier o Overthinking, però qui tutto è rotolato sempre più in discesa.

Ad ogni modo li vedremmo volentieri live. Okay che dall’Australia è un po’ scomodino, però – esempio – gli Stand Atlantic sono venuti spesso e volentieri a trovarci.

Booking italiane, mi rivolgo a voi: make that happen!

Articolo di Simone De Lorenzi

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