Quasi un riassunto annuale del suo lavoro, Droppunkk è arrivato al suo primo EP, con 4 brani già sentiti e 2 inediti appena usciti.
Un percorso in salita ma pieno di risultati, sia sul piano digitale (da Tu non ci Sei che avevamo discusso qua alle collab con XDiemondx, Flop, Trxgedy, Desnos e Arnese) ai successi live, dalle date in giro per l’italia alla sua presenza al Punk On Sea lo scorso anno.

Un vero e proprio esperimento che va ad esplorare tanti sottogeneri ma senza mai venire meno alla sua attitudine punk. Dai brani più influenzati sull’hyperpunk e pezzi più sul classico pop punk, fino a tracce a cassa dritta, tra drum n bass, rap e hardcore.
La tematica è quella generazionale, la mancanza di un futuro certo, che ci fa vivere solo pensando al presente. I Ragazzi Morti siamo noi, o almeno così siamo visti dalle generazioni prima di noi.
Ma in qualche modo dobbiamo trovare la forza di reagire, quindi, questo EP non è solo sfogo e autodistruzione ma è anche rabbia, presa di coscienza e rinascita.
Droppunkk si riconferma sempre di più un punto di riferimento per queste tematiche, è reale (come dicono i teen ha la street credibility) come il suo approccio alla musica: lo rende sempre più identitario e unico nel suo genere, capace di mischiare diversi generi senza mai essere stopposo ma invece amalgamandoli al meglio.
In toscana viene posto tra i massimi esponenti del genere, e all’interno del disco troviamo dei suoi amici di cui lo stesso Drop ne è un mega fan.
-Ciao Corrá, grazie per dedicarci questo tempo ❤
-Grazie a voi per interessarvi e per dare spazio a nuove realtà musicali, state facendo un lavoro bellissimo.
-Ma se il Punx non fosse mai esistito, che musica avrebbe fatto Corrado?
-Forse rap, seguo molto il genere. Oppure Rock n Roll tipo Elvis ma in italiano, quanto spaccherebbe?
-Effetto Serra, depressione, voglia di buttarsi nel tritacarne dopo una sbronza: il non avere futuro è una visione artistica che va esorcizzata attraverso la musica o siamo veramente fottuti?
-Siamo veramente fottuti è quello che mi verrebbe da dire. Però la musica serve proprio a questo: dare voce ai vari problemi che ci affliggono per poi cercare di protestare e di migliorare in qualche modo, una presa di coscienza. E comunque mi piace anche l’idea di ballare e cantare mentre tutto prende fuoco aspettando la fine.
-Al giorno d’oggi chi canta si arrangia in qualche modo anche a prodursi la musica e suonare, tu preferisci comporre per conto tuo o avere un aiuto esterno per la stesura della musica dei tuoi brani?
-I testi sono totalmente miei. La musica di solito viene dopo a seconda delle melodie che scelgo, di solito ho una struttura in testa che poi finalizzo con l’aiuto di esterni. A produzioni sono scarso.
-Il tuo primo album porta un sacco di collaborazioni tra amici e non, come è avvenuto tutto ciò?
–Arnese è un rapper fortissimo che ho sempre ascoltato, mi ha insegnato la metrica, il flow e come andare a tempo.
Desnos è un mostro riesce a fare tutto, lo considero davvero un genio musicale e il suo ritornello in Threesome è assurdo.
Trxgedy è anche la voce dei Modern Tears e io li ho sempre ascoltati da fan, poi ho conosciuto lui è mi sono innamorato, persona bellissima e artista completo, imparo molto da lui.
FLØP è sicuramente quello che conosco meno personalmente, l’ho chiamato perché lo considero uno dei più forti della scena e averlo nel disco sarebbe stata la ciliegina, e così è stato”
-Ma nel 2024 si può fare musica senza capirne un cazzo di teoria musicale?
-Se hai tanti soldi per affidare tutto il lavoro ad altri e punti tutto sull’immagine forse sì. Però sicuramente se studi qualche nozione base non fa male, soprattutto se vuoi distinguerti.
-Grande o piccola che sia, c’è stata una band che ti ha fatto dire “cazzo che figo, io voglio fare questo da grande”?
-Quando andavo alle medie ascoltavo Fibra e i Green Day, credo di aver preso da entrambi. La band che mi ha fatto dire “posso provarci anch’io” sono stati ì Medusa (una band punk di Torino). Un mio amico di nome Paride comprò il disco di loro e si ascoltava in macchina fisso. Da lì poi mi sono appassionato al punk italiano, allargandomi sempre più ai sotto generi e crossover vari.
