SUMMERSAD FEST 2024 – Punx Report

Ed eccoci arrivati a quell’evento che ogni anno compro ticket, pago albergo e treno senza chiedere prima al datore di lavoro se potrò avere le ferie per andarci, perche si vive una volta sola e la mia azienda non ha abbastanza personale per licenziarmi, quindi YOLO.

SummerSad Fest 2024, che si svolge a quest’anno a Igea Marina presso il palco del Beky Bay: se questo non è il più grande revival del pop punk che potessi chiedere, sullo stesso palco dove ho visto i Marsh Mellows (storica band Punk Rock di Rimini) tipo 19 anni fa, non so più cosa sia.

A differenza dello scorso anno, dove l’evento si è tenuto al Magnolia, c’è un upgrade veramente sostanziale per l’anima del Pop Punk: il concerto è sulla spiaggia. Non è solo un cliché, è il perfetto cliché, perché in fondo siamo quelli che piangeranno per un altra estate, da soli in una stanza e non ci passa l’ansia neanche quando siamo al mare (magari per il morire in spiaggia ballando sottocasa rimandiamo al prossimo anno).

Con una lineup che ha forse causato qualche polemica (non troppo forte) sui social, in quanto italiana al 100% e con nemmeno l’ombra di un artista internazionale, cosa che devo ammettere pure io, all’inizio mi ha deluso un po’. Vuoi che l’anno scorso i nomi internazionali erano enormi (vedi Lil Lotus o Mod Sun, ed erano solo due dei tanti), vuoi che al Beky Bay hai un solo palco e sarà già uno stress far suonare i 4 artisti di apertura in una singola ora con tanto di cambio palco incluso in quella misera ora, vuoi che moltissimi dei nomi enormi sono già stati confermati per la Bay Fest che si svolge il prossimo mese al Parco Pavese di Igea Marina (letteralmente di fronte al Beky Bay), magari più che non averlo voluto non è stato veramente possibile.

Si perché dovere sapere che se i Neck Deep di turno suonano oggi a locale ZY, molto probabilmente hanno una clausola che non potranno suonare in un raggio di kilometri X da locale ZY per X tempo, ma è anche normale e logica come cosa, perché pur sempre di un lavoro si tratta e gli addetti ai lavori devono pure sfamare le proprio famiglie.

Una nostra foto con i colleghi di PunkMi e i Klasse Kriminale

Ripensandoci negli ultimi giorni, però, non mi è più sembrata una cosa tipo “oh peccato però, ci sarebbe stato qualche ACT internazionale” ma più un “eh che cazzo, sei portavoce principale di un intero genere musicale in tutto il paese, e dimostrarlo che siamo pieni di talento pure noi!” quindi la scelta fatta ha comunque il suo senso.

Un paio di bagni e circa dodici piadine dopo, siamo in fila con quasi un ora di anticipo perché pensavamo di essere furbi ed essere primi: no in realtà la fila è già lunga. L’apertura porte è prevista per le 18.00 e la prima band alle 18.30, ma il sentore è quello che qualcuno finirà il soundcheck e rimarrà direttamente sul palco. Infatti alle 18.10, siamo ancora qui in fila. Per l’amor del cielo, ci stanno anche 10 minuti di ritardo di apertura porte: basta che poi riescono a entrare tutti prima dell’inizio dei concerti. Tempo di scrivere questa cosa inviperita nella bozza dell’articolo che tutto si sblocca e in pochi minuti siamo dentro, tempo di andare al banco del merch sperando sia un po’ più fornito dello scorso anno, vedere le magliette e i Sunset Radio cominciano. Ecco perché l’apertura porte e l’inizio concerto non dovrebbero essere così tanto vicini.

In ogni caso, Sunset Radio splendidi come sempre. Super preparati e impeccabili, sanno esattamente come muoversi su un palco per non sembrare mai banali e coinvolgere la folla: quelli che in gergo vengono chiamati professionisti. 

Un set molto corto, 4 canzoni che però sono eseguite come Dio comanda e che spero possano essere da monito su come si deve comportare un professionista che vuole fare questo lavoro: spettacolare il batterista che suona il 4/4 senza rompere i coglioni (cit).

Cambio palco alla velocità della luce, puntuale come i richiami della dichiarazione delle imposte ecco Ëgo sul palco con tanto di band al seguito; finalmente abbiamo l’occasione di ascoltarlo live decentemente (purtroppo lo scorso anno aveva cominciato a suonare troppo presto rispetto al flusso di persone che entravano ed eravamo arrivati a metà set).

La scelta di presentarsi con la band è stata ottima, l’accoglienza del pubblico stupenda, e una delle cose più belle è stato vedere gli amici e gli ospiti sul palco con lui, da Holy Francisco con “U Love Me” e soprattutto con Dario su “Odio Tutto, Odio Tutti”, dove c’era evidente felicità da parte di tutti di essere lì in quel momento a fare musica (vibe check di Dario: passato al 100%).

Anche in questo caso è una vera goduria vedere il live – che però si rivela (senza sorprese) troppo corto, quando l’artista è la band potrebbero dare ancora di più.

Altro cambio palco ancora più veloce ed ecco finalmente entrare in campo Holy Francisco, quasi per miracolo considerando treni persi, voli cancellati e catastrofi naturali. Come lo scorso anno non è accompagnato da una band, e sempre come lo scorso anno mi rimarrà in testa volevo solo scoPAPAPARAPARAPAPAPARAPARAPA (un abbraccio a tutte le Martine che erano presenti al live.)

Anche noi ci siamo sentiti così quando abbiamo notato il cartello di alcuni fan che aveva candidamente scritto “Sputaci in bocca”

È poi il turno dell’unico Willie Nelson che l’italia ci abbia saputo regalare, che però a differenza di Willie è molto più versatile: Jack Out, per gli amici Jacomin Le Drugs, padre di tutti gli emo e importatore ufficiale del Country (in questo caso marittimo) si presenta sul palco con i suoi fidati Cowboys alla batteria e alla chitarra, e con sole 4 canzoni di set ci ammalia tutti: non ci ha abbronzato il sole, lo ha fatto Jack Out.

Cambio palco di quelli seri ed ecco che non capisco più in che universo/anno siamo: arriva Dario, o i dARI, (non so esattamente come chiamarli perché è diventata una cosa tipo Brendon Urie e i Panic at the Disco che sono un unica identità), fatto sta che tra tutte le band che mi ero messa in conto che “Uffa non li vedrò mai live perché sono troppo bocia e quando avrò l’età per andare ai concerti non ci saranno più” – tutto vero, finché non è tornata la wave.
Set spettacolare, pieno di canzoni vecchie e nuove, che desideri più di sentire Wale in versione originale e con ogni probabilità risentirla con la Sad versione Remix ed avere ben DUE Wale in un giorno solo?!

Anche le canzoni più elettroniche, riarrangiate live sono veramente una mina unica, Dario ha passato ogni singolo vibe check sul palco portando tutti in un mood ancora più ben preso di quanto potessero già essere – un set che è stato letteralmente mezz’ora di presa bene.

Anche in questo caso Dario passa a pieni voti il Vibe Check della serata

C’è il primo cambio palco grande grande e onestamente c’hoffame che sono stata in fila dalle 5 sotto il sole: 3 punti dove prendere cibo e acqua + 2 bar solo per il bere, che hanno comunque lavorato in modo liscio senza avere enormi code al momento di ordinare: bella lì per voi eroi pronti a friggere con questo caldo, siete voi le vere star del festival. 3 euro l’acqua dove ti vendono anche il cibo, 1.50 dove era solo bar: tutto sommato prezzi onesti, mica come spendere 8 euro per un acqua quando vai a vedere i Rammstein (coff coff).

Non avevo la minima idea di quante urla sarebbero avvenute da questa foto all’entrata dei BNKR44 sul palco. Tipo millemila.

Finito il cambio palco, il sole è quasi sceso definitivamente ed arriva l’unica band che non conosco della lineup: i BNKR44. Cioè si conosco ovviamente Memoria, feat con la Sad, e Governo Punk che è finita a Sanremo quest’anno ma qui si conclude la mia conoscenza del collettivo.
Salgono sul palco che sono la metà di mille, però fatemelo dire: sul palco sanno esattamente come sfruttarlo al massimo.

Uno show che, per quanto personalmente non mi ha fatto impazzire da strapparmi i capelli, molto bello: dalla scenografia, al suono, alle coreografie: tutto molto bello. Mi è piaciuto molto anche l’attaccamento fan-artisti e artisti-fan.
La mia domanda, in tutta onestà, è solo una: cazzo c’entravano con tutta la Line Up? E allora Irene, il prossimo concerto organizzalo tu e ci metti chi cazzo ti pare nel rooster mi direte voi: e c’avete anche ragione.

L’incredibile felicità di un BNKR che ha preso al volo la maglietta che una fan gli ha regalato

Comunque, un hamburger e 8 bottigliette di acqua dopo ecco il momento per il quale tutti ci siamo trovati lì: sta per entrare in campo I La Sad La Sad. Il concerto si è dimostrato in tutta la sua interezza completezza durata, un sacco più maturo del concerto dell’anno prima e migliorato su praticamente ogni aspetto.
A partire dalla intro, dove lo scorso anno ci si ritrovava ad ascoltare voci registrate di ex (che ora si mangiano probabilmente le mani), dare dei completi falliti ai tre ragazzi, quest’anno ci ritroviamo con (quello che sembra) un estratto di un intervista, del loro cammino da quando rubavano la spesa (mentre ora fanno la pubblicità dell’MD) e vivevano ammucchiati nel Sad castle, fino all’incredibile successo avuto durante l’anno appena trascorso e nemmeno ancora finito, dove hanno visto la loro fan-base letteralmente decuplicarsi più e più volte nel giro di pochi mesi. Un successo che non può lasciare indifferente la maggioranza, e allo stesso tempo che provoca un sacco di orgoglio in tutti gli underdogs che si rivedono nella Sad quando erano degli scappati di casa che rincorrevano un sogno.

L’ultima cosa che ha visto la mia macchina fotografica prima di bloccarsi per ben mezza canzone causa: come una pirla sono rimasta a prendermi l’acqua della bottiglietta.

Una crescita non solo a livello di fanbase ma a un vero e proprio livello di performance, dove le voci in base sono state ridotte veramente solo all’osso, quasi a meno dello stretto necessario, una padronanza del palco ancora più bella dello scorso anno, scenografie a tema e due musicisti da urlo (vabbhe, loro spaccavano già lo scorso anno, ma quest’anno con più stile)

Immancabile la presenza di ospiti che hanno fatto parte della carriera dei ragazzi, a partire da Dario che passa il terzo vibe check della serata e ci regala ben la seconda Wale in un solo giorno, al brano Memoria con i fratellini BNKR44. Comunque se ci fosse stata pure la Rettore io svenivo, però non c’era: questo mi ha lasciata parzialmente delusa perché sono una grande egoista (e una grande fan della Rettore che è la regina del Punk in italia)

Come da regola, è stato doveroso fare ogni SummerSad uscita fino ad ora (però quest’anno ancora niente SummerSad 5 eddaje che me volete rovinà la tradizione?)

Non sono mancati momenti da distruzione totale, come FUCK THE WORLD sul finale, a momenti più intimi e delicati, come il momento dove hanno fatto Maledetta Vita, una canzone che non ho saputo apprezzare a pieno al momento della sua uscita, e a me non è assolutamente venuto da piangere nonostante abbia 32 anni, non stavo piangendo, non avevo le lacrime che mi scendevano sulle guancie smettetela di dire bugie, avevo della sabbia negli occhi ecco.


Mi ha un po’ sciolto il cuore anche il momento del Salone di Bellezza La Sad, che per chi non sapesse cos’è glielo spiego a grandi linee: i ragazzi dal palco scelgono una fortunata persona che salirà per un make over by Theo Fiks e Plant: a questo giro è toccato al fortunato Bimbo Sad Matteo, che un attimo dopo essere salito sul palco si è emozionato tipo me durante Maledetta Vita (sabbia negli occhi, chiamiamola così), e la reazione dei ragazzi sul palco è stata la cosa più umana che ci sia: abbraccio di gruppo. Ora probabilmete il 90% di voi che sta ancora leggendo avrà la tentazione di chiudere la recensione perché “tirati insieme che era solo un concerto e quelle cose le fanno tutti”: no, mi spiace ma non è vero. Quello che per i più è “solo un concerto” per centinaia di ragazzi in tutta Italia è una delle poche occasioni che hanno per stare in un ambiente dove possono ascoltare qualcuno che “capisca il loro disagio”, insieme ad altre persone che non si sentono compresi dalle figure autoritarie e faticano a processare le loro emozioni. Avere l’empatia di sapersi relazionare con dei ragazzini non è una cosa scontata che hanno tutti gli artisti.

Matteo incredibilmente felice

Comunque si ecco, Matteo è sceso dal palco felice come un bambino che trova 15 mozzarella stick nella sua porzione invece di 7, e con un sacco di Merch a gratis, ora ditemi se il vostro artista preferito la fa sta cosa.

La Sad, Matteo ancora più felice di prima e circa 110 euro di Merch

Pro del festival:
Il suono era una bomba e giustifica ogni minuto di ritardo che ci è voluto per aprire le porte
I prezzi dell’acqua erano super accessibili
I bagni erano incredibilmente puliti
Nessuna delle band presenti ha deluso, e tutti hanno portato un grande show
Code e tempi di attesa per mangiare e bere molto corti considerando quante persone erano presenti
A differenza dello scorso anno, il merch a questo giro era in abbondanza

L’esistenza dell’Official Merchandise dovrebbe implicare quella del Unofficial Merchandise, ma nessun bagarino vendeva le sciarpe super tarocche a 5 euro all’uscita del concerto

Note dolenti del festival:
Far suonare 4 band in un’ora compresa anche di cambio palco è abbastanza irrispettoso, 20 minuti di set (senza cambio palco) dovrebbe essere il minimo sindacale considerando lo sbattimento di tutti gli artisti nel preparare uno show con la band e tutto il resto: tanto il sole in faccia lo abbiamo comunque avuto per metà della giornata, anche a cominciare la serata alle 5 a questo punto andava comunque bene.

Il prezzo del merch: costi quasi pari a quelli di Impericon e alcune cose costavano addirittura di più che sul sito ufficiale, che ti porta quindi a fare una scelta difficoltosa tanto quanto scegliere il tuo starter in Pokémon.

Noi comunque se ci fossero già in vendita i biglietti del SummerSad Fest 2025 li avremmo già comprati, però ci tocca aspettare.

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